giovedì 5 gennaio 2012

Tutte le volte che ti conosco

"Il tabacco e le dita ingiallite. Come un rituale, il pizzicare dal pacchetto e il rollare con quelle cartine che ho visto da te per la prima volta. Come un rituale, parlare a raffica e fermarsi solo quando dobbiamo leccare la colla e chiudere la sigaretta. Come un rituale, ma non come un'abitudine. E se pure fosse l'abitudine, noi amiamo la routine, ci fa sentire sicuri.
Di solito i pensieri ce li mettiamo in ordine seduti in macchina, con le gocce di pioggia che danno un senso di freddo e umidità pesante. Di solito non riusciamo a fare ordine noi, per noi stessi. Quindi facciamo ordine noi, l'uno per l'altro. Quando ti leggo, mi torna la voglia di scrivere e quando ti parlo, mi torna la voglia di leggere. 
Io ti ho conosciuto un numero infinito di volte: la prima parlammo di libri, la seconda del mio soprannome e la terza volta parlammo di un giornale. L'ultima volta che ti ho conosciuto è stata stasera. In tutto quel tempo che è passato dall'incontro ai distributori di caffè fino a stasera, l'ho fatto altre n volte. E il sogno di cenare cinese ordinato al take away nello studio disordinato e tra le ceneriere ha i contorni che si definiscono sempre di più."

Mi fermo
lecco la colla della cartina
chiudo la sigaretta.

"Dammi l'accendino, che mi manca sempre qualcosa..."