sabato 7 maggio 2011

Quel tale dalla tela bianca

Mi raccontava storie di marinai:
"Ciurma! Siamo pronti a partire! L'esercito era composto da tre persone: timoniere, armatore, vedetta. Un uomo senza braccia, uno con la fobia dei colpi e uno miope. Raccontavano storie di tesori nascosti ed isole misteriose ma nessuno gli aveva mai creduto. Dicevano di essere sulla terra ferma da anni ormai, tutti e tre soffrivano di mal di mare così avevano deciso di bere thé in un bar inglese sul porto. Dalle vetrate del bar guardavano la loro nave ricoprirsi di muschio e vegetazione. Con gli anni la nave era diventata un albero di Baobab e offriva loro ombra nelle giornate estive di sole. I turisti erano attratti dall'albero galleggiante così pagavano a peso d'oro le visite in quella nave. Ogni volta i tre marinai inventavano una storia diversa per carpire la loro attenzione e le loro storie fecero il giro del mondo. Nell'arco di qualche anno gli imprenditori di tutto il mondo chiesero ai tre marinai di comprare i loro averi; li avrebbero pagati in contanti..."

"Ma un albero di Baobab" -io pensai- "non cresce sul mare! 
non è una storia vera quella che l'uomo dalla tela bianca mi voleva raccontare.
Inoltre un timoniere non può avere le braccia, 
di certo a quell'uomo gli si leggeva in faccia
che a cercare tesori nascosti non c'era mai stato
magari solo una volta
su un pedalò era andato.
E cosa vorrai dirmi sull'uomo che aveva paura di sparare?
Di certo quello non era un uomo di mare!
E la povera vedetta miope
era un uomo di stirpe etiope
troppo lontano non riusciva a guardare
così, i tesori dentro sé iniziò a cercare.
Le isole che tu dipingi
sono paesaggi che fingi."


Ma il tale dalla tela bianca continuava a disegnare
e di colpo, un Baobab galleggiò sul mare.

domenica 1 maggio 2011

Aurore poco auree

Disegni di pensieri si sfocano nella mia testa. Poche ore prima del sonno profondo, poche ore prima dell'alba, poche ore dopo un film che profumava di tabacco. Depongo le armi che non ho mai avuto e scrivo dalla cucina di un appartamento al secondo piano, sotto il ticchettio di un orologio che si sente più forte di quello della tastiera del mio computer. Immagini del passato tornano sulla punta della lingua, pronunciate di nascosto sotto forma di sorriso, sperando che lei non sappia niente, sperando che lei non le capisca. I sogni, quelli ti uccidono. L'innocenza dei tuoi movimenti nasconde il veleno della serpe più rara del mondo ma lui l'ha capito. Ti desidero, questo mi uccide. Osservo le tue labbra muoversi come quelle di un bambino e mi sento pervertita a pensarti mentre le porgi a me. Eppure lo faccio. La libertà ti fa paura, preferisci le strade a senso unico, tu risparmi energia. Come me del resto...è per questo che non ci incontreremo mai.
Vendono amor proprio in scatola? Non ne ho mai assaggiata di quella roba, mia madre da piccola mi propinava umilianti liofilizzati di umiltà così sono cresciuta senza altre vitamine. Assumerle tutte d'un tratto mi farà male?

Continuerai a farti scegliere?