giovedì 16 agosto 2012

Ed invece.


Ho un dolore che non ti immagini, che blocca il respiro e annulla. C'è una resa nel mio cuore a ciò che mi uccide vergognosa. C'è poco che mi solleva, nulla. Il perchè non riesco mai a capirlo, ma è come se fosse lo stesso dolore da quando sono piccolo. Non ce la faccio più così, mi sento male.

Mi chiamo col mio nome, ho ventitrè anni. Li ho passati tutti a cercare una direzione, che non ho mai saputo quale fosse, fino a questo momento. Nessuno mi aveva detto che prima o poi sarebbe arrivato ed invece. 
Nodo alla gola, stomaco chiuso, sorrido meno. Qualcosa da qualche mese, m'appesantisce il respiro e il pensiero; l'anima mia si piega su se stessa, come se raggomitolarsi in quel modo la facesse scomparire per un pò. Ho un odore che è sempre lo stesso da quando sono piccola, ho provato mille volte a cambiarlo e quando me ne hanno dato la reale possibilità non ho voluto farlo più. La crescita è desiderare il cambiamento decisivo in ogni istante della propria esistenza fino al momento del rifiuto dello stesso. Anzi, la crescita è quel rifiuto. Mi getto in questo fiume come i cadaveri nel Gange, a peso morto lascio che il mio corpo venga trascinato, metto tutta me stessa nel divenire, tra uno stato di cose e l'altro, tra i paradossi della morte. Riempio spazi vuoti sulla superficie dell'acqua, come una mosca in pasto ai pesci.
Mio nonno mi regalò una giacca quando ero piccola, mi disse: "quando ti andrà bene, allora sarai grande e andrai via di qua"; nonostante abbia passato tutto il tempo ad aspettare il momento in cui dalle maniche sarebbero uscite le mie mani, in realtà non desideravo nient'altro che una giacca eternamente troppo grande.