sabato 11 febbraio 2012

la prima alba dell'Est

Cari lettori,
ho scomodato vecchi personaggi, di vecchie storie. L'ho fatto per non dimenticare, per tenere uniti i pezzi di un puzzle che credevo fossero andati persi. Qualcuno il realtà li ha accuratamente raccolti, mentre io impazzivo e buttavo tutto a terra, qualcuno ha raccolto quello che io avevo intenzione di perdere.
A te, amico mio. Fratello d'anima, e di occhi. 


Vincent alloggia nella camera 906, al nono piano. Sembra conoscerla da una vita quella città, eppure è solo un mese che abita lì. Gli piace spegnere le luci, affacciarsi alla finestra e farsi illuminare dai lampioni che punteggiano le strade. Quella luce arancione è di compagnia quando la vodka sta per finire. 
Silenzio in camera, sente la testa leggera ma non abbastanza da poter smettere di pensare. Sono le 3 del mattino e a Praga il sole sorge freddo: deve farsi strada lentamente tra le nuvole e i primi raggi, simili alle dita di una mano lunga e sottile fanno capolino tra le nuvole quasi come se con dolcezza volessero spostare quel grigiore. Ma ancora c’è tempo prima dell’alba e lui non ha sonno. Prende la sua felpa, esce dalla camera e si avvia verso l’ascensore.

Schiaccia il pulsante di chiamata.
Din don.
E’ già arrivato.
A quest’ora nessuno lo usa.
Entra e lo avvolge una luce biancastra.
Sente un rumore ovattato (è il rumore di tutti gli ascensori o è colpa della vodka?)
Appoggia le spalle allo specchio. -Quanto ci vuole per arrivare alla Hall?-
Silenzio.
Din don. Si apre la porta.
E’ nella Hall.

Si avvia verso l’uscita attraversando quell’enorme salone vuoto e silenzioso e quando si trova a cinquanta centimetri dalla porta principale, questa si apre e lui viene investito da uno sbuffo di aria fredda. Gli viene da ridere pensando che se ci fosse stata lei gli avrebbe sicuramente detto di coprirsi con la sua aria materna… e gli avrebbe anche dato la sua sciarpa tutta colorata. L’avrebbe tolta per dargliela e lui l’avrebbe indossata senza esitare un solo istante, perché così avrebbe respirato il suo profumo alla vaniglia.

Intanto è fuori e la porta si è chiusa alle sue spalle. Vaga per qualche minuto in cerca di un bar aperto per comprare un’altra bottiglia della peggiore Vodka in commercio nella Repubblica Ceca. Il suo albergo dista poco da un bar dimenticato da Dio. E’ strano perché c’è sempre pochissima gente e all’interno l’odore di tabacco si mischia con quello dei vari caffè serviti a poche corone. Ci sono dei tavoli di legno scheggiati e resi vecchi dalle incisioni di chi è passato da lì, i camerieri portano addosso un velo di rabbia e malinconia e una tv in un angolo remoto di tanto in tanto ha bisogno di incassare dei colpi per ricevere meglio il segnale. Ma è tremendamente bello il panorama che riesci a contemplare dalle vetrate: Ponte Carlo che unisce le sponde del fiume danzante, al di là del ponte si intravedono le  guglie nere del Palazzo Imperiale che si elevano come fiamme al cielo tra giochi di luce, non ci sono macchine a quest’ora e il rumore dell’acqua fa da padrone nel sublime scenario. 

L’est è freddo e malinconico. Ma ti rimane dentro. Un campanello suona appena lui apre la porta del locale e una donna anziana che spazza le briciole e i mozziconi di sigaretta buttati sul pavimento si gira verso di lui con aria seccata 

"Ma ha visto che ora è? Stiamo chiudendo!"
"Cercavo della vodka, una qualsiasi…"
"Ne dovremmo avere, ma la bottiglia non è piena"

Si avvia verso il bancone, si abbassa e prende una bottiglia. La porge a Vincent
"La prenda e se ne vada che è tardi e io vorrei tornare a casa!…su, via!"
Lui cerca delle corone in tasca per pagare ma lei lo ferma 
"Ha capito cosa ho detto? Vada…! Tanto ce n’è poca lì dentro e chissà da quanto non ne serviamo di quella roba…"
Vincent la fissa mentre lei lentamente torna ai suoi doveri. Poi si avvia all’uscita, tira la porta e il campanello suona di nuovo ‘Buonanotte!’ esclama. E dal fondo del locale arriva una grigia e piuttosto sforzata risposta ‘a lei!’.

Uscendo nota sotto l’insegna qualcuno che dorme con la testa appoggiata su un borsone, è difficile vedere il volto quanto capire se si tratta di un maschio o una femmina. Pensa che chiunque esso sia, di certo è arrivato a Praga da poco e di certo ha già visto il panorama migliore della città. Steso a terra con la faccia rivolta verso il ponte. 
Mette il cappuccio e torna verso l’albergo.

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