sabato 3 maggio 2014

Penelope nelle sue stanze

aveva imparato il silenzio con cui tesseva trame d'attesa. Della sua bellezza tutta Itaca sentiva l'odore quando all'alba tinta di rosa lo scirocco s'insinuava nel suo letto attraverso le tende bianche e poi tornava fuori. Morbidi e profumati i capelli le cadevano sulle spalle bianche le quali facevano da base perfetta per il suo collo che tutti gli uomini avevano immaginato inarcarsi nudo di piacere, ma invano. Morbidi e profumati i capelli le contornavano il viso che descriveva dolci curve sotto le orecchie, tra il naso e gli occhi e all'angolo delle labbra che ogni uomo greco aveva immaginato durante il solitario sesso, ma invano. Le sue gambe si intravedevano grazie alla veste che diventava di colpo trasparente quando lei affacciandosi alla finestra scrutava l'orizzonte in attesa del suo uomo. Con movimenti decisi e con inaspettata forza muoveva il telaio e qualche volta piangeva. La quotidianità le donava sicurezza, la sua casa, il suo mare le davano tranquillità, per nessun motivo al mondo se ne sarebbe allontanata. La tana, come un utero materno, era tutto quello di cui aveva bisogno e nonostante nelle fantasie degli uomini lei apparisse come un corpo umido e tremante di piacere, in realtà nel silenzio della sua camera si raggomitolava in posizione fetale. Nonostante tutti la immaginassero urlare di piacere, cercava la pace che solo il silenzio poteva darle. Le sembrava che da quando aveva smesso di parlare ogni pensiero avesse trovato il suo posto nel disordine della sua mente e questo aveva trasformato la sua attesa più piacevole e meno tormentata. Mentre le sirene cantavano per possedere Ulisse, lei tesseva in silenzio per non farsi male. Tutti bussavano alla porta di Penelope, tranne il suo amato. E l'attesa durava da così tanto tempo che nemmeno possiamo immaginarlo. Quando riusciva a rimanere sola le piaceva immaginare il momento in cui lui sarebbe tornato, lei si sarebbe svegliata e all'orizzonte avrebbe visto la nave tornare a vele spiegate, sospinta dal vento che aveva portato a lui l'odore della sua bellezza. Avrebbe sorriso e solo a lui avrebbe ricominciato a parlare. E la sua voce, sebbene più debole del canto ammaliatore delle sirene avrebbe innamorato di nuovo Ulisse il quale sapeva bene che la donna più bella della Grecia gli sarebbe rimasta fedele per sempre.

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